Lunedì.

Mi alzo alle 7,45. In orario per una doccia prima dell’ufficio. Il coinquilino ha lasciato sul tavolo un bicchiere sporco di qualcosa che ha bevuto ieri sera.

Lo ripongo nel lavello. Resta il segno del bicchiere sul tavolo. Ci passo la spugna e lo cancello. Apro il frigo per la colazione e trovo che ha di nuovo dimenticato di finire l’affettato. Se lo mangerà secco. Affari suoi. Cerco e non trovo i miei biscotti alla segale. Scommetto che se li è finiti lui ieri sera.

Martedì.

Sveglia ore 7,45 come sempre. Mi lavo con calma e faccio colazione. Oggi ci sono una buccia di banana e un bicchiere di latte. L’ha lasciato lì tutta la notte. È rancido. Che schifo buttarlo via. Puzza.

Ma prima o poi mi sente!

Mercoledì.

Ha finito il caffè. Il caffè! E non l’ha nemmeno comprato! Che stronzo!

Giovedì.

Oggi mi sono alzata in ritardo e sono uscita di corsa. Nemmeno il tempo di una doccia. Volevo addentare qualcosa ma niente, non ci sono riuscita.

Farò colazione al bar dell’ufficio.

Venerdì.

Domani si dorme! Domani si dorme! Ma oggi no. Oggi volevo farmi i cereali, la frutta fresca e un bicchiere di spremuta. Ma al solito, tutto finito.

Frigo che urla vendetta e puzza di marcio che sale dagli scarichi. Peli nel lavandino del bagno. Uno schifo!

Stanotte lo aspetto alzata e gli dico cosa penso di lui, musicista da strapazzo!

Sabato.

Indovino: sei della vergine. Dal profumo che sento quando rientro di notte direi che sei precisa, attenta a tutto. Lo si capisce anche dall’ordine con cui metti i barattoli in fila, in cucina.

Ami il rosso, il che mi fa capire che sei una donna decisa e dalle idee chiare.

Ho intravisto in bagno la tua biancheria di pizzo: hai ottimi gusti! (no, è stato un caso: ti era caduto un perizoma dalla cesta dei panni puliti e te l’ho steso preciso preciso come piace a te, insieme al resto).

Non bevi molto latte, ami il caffè come me – a proposito: l’ho ricomprato – e non mangi affettati. Almeno, non quelli aperti.

Usi una nuance di rossetto perlato che fa fatica a venire via dal bordo dei bicchieri – si, l’altra sera quando mi sono bevuto una cosa ho trovato il tuo rossetto ancora lì, e sai una cosa? Non l’ho lavato via. Ci ho appoggiato sopra le labbra per sentire che sapore avevi. Per sapere dove sei tu quando non ci sono io.

Lo so cosa starai pensando: abito con un pazzo che neanche ho mai visto e che mi lascia bigliettini sul tavolo anziché telefonarmi. Cosa vuoi: sono un romantico d’altri tempi.

Ma io so chi sei. Non sei un’estranea: sei la donna del giorno dove io manco. Degli orari che non vivo. Sento il tuo profumo, vedo i luoghi dove sei passata in casa, sento il nervosismo sulla carta delle merendine che ho lasciato sul tavolo e tu hai appallottolato e gettato via.

Ti ho vista nella schiuma rimasta nella doccia, nel tuo spazzolino ordinato, nelle tue creme antietà che, sono certo, non ti servono.

Ti vedo quando ti muovi nello spazio e sposti le sedie. Ti vedo nella forma che lasci nei cuscini sul divano. Ti vedo nell’asciugapiatti che metti sempre, perfettamente ripiegato sul tavolo della cucina, alla destra della sedia dove probabilmente mangi sola.

Ti vedo nei tuoi formaggi spalmabili light, nei tuoi biscotti ai cereali troppo poco calorici, nella pasta integrale che non sa di niente.

Ti vedo nelle bottiglie di vino che bevo solo io, perché forse temi di perdere il controllo.

Scommetto che sei almeno un metro e settanta, lo intuisco dal numero di scarpe. Le mie preferite sono quelle col tracco altissimo, nere, che credo tu non abbia ancora messo perché sono sempre nello stesso punto della scarpiera.

Sei mora e hai i capelli lunghi. Lisci. Scommetto che ogni tanto li raccogli con una matita sulla nuca, per far prima quando non hai elastici a portata di mano. (Già: non sono l’unico a lasciare i capelli nel lavabo)

Non guidi. Le suole delle tue scarpe sono consumate in modo identico. Non c’è traccia di pedale di frizione. Niente auto, dicevamo. Forse ti fa paura, non so. Però ami gli animali. Si intuisce dalla foto sul desktop del computer: l’altra sera era acceso. È il tuo cane quello?

Non russi – no, tranquilla, non sono mai entrato in camera tua per spiarti, anche se ammetto che la curiosità di vedere come sei fatta davvero sia tanta. No, ho solo origliato un po’ attraverso il muro. Prima di addormentarmi il tuo respiro mi fa compagnai e le immagini romantiche che ho di te anche.

Poi c’è il suono petulante della tua sveglia, la doccia, i rumori del tuo buongiorno che diventano la ninna nanna del mio sonno inquieto.

Che dici? Forse sarà ora di incontrarsi, coinquilina tanto misteriosa?

La signora che ci affitta casa mi ha solo detto il tuo cognome una volta e onestamente non me lo ricordo.

Però so cosa succede a una stanza quando ci passi in mezzo tu.

Io stasera suono alle Scimmie, alle 22,00.

Vieni? Tireremo tardi, e ti convincerò a lasciar perdere i tuoi biscotti ai cereali, che fanno davvero schifo. Faremo colazione ad un orario improbabile, aprendo una di quelle bottiglie di vino che di solito bevo solo io, ma che in realtà sono molto più buone, se bevute in due.

Dopotutto viviamo insieme, a modo nostro.

Che dici?

 

Io ti aspetto. E ti riconoscerò dalle scarpe alte. Ah, pure il vestitino stretto corto alla fine dell’armadio non è male…