“Ciao”

Non riesco a rispondere subito a quel saluto. Eppure basterebbe ripetere semplicemente “Ciao”. E invece mi blocco, come un cretino sul portone, immobile a fissarla.

“Ciao inquilino del secondo piano; che ti prende? Se non ti dispiace andrei di fretta riesci a spostarti dal portone e a farmi passare?”.

Mi sposto e lei passa dicendomi “Scappo, ciaooo”. Riesco finalmente a emettere un fiato e a rispondere “Ciao”. Semplicemente.

Non ho idea di chi sia né perché sappia il mio piano. Io non l’ho mai vista e non vedere una ragazza così bella, lo ammetto, è una cosa parecchio grave. Alta, bruna, con quella voce particolare e con dei fanali azzurri come occhi. Bellissima.

Torno nel mio appartamento, mi siedo alla mia scrivania cercando di ultimare il lavoro che devo consegnare entro sabato. Non riesco a concludere nulla, continuo a pensare a quella ragazza bruna e alta a cui non sono riuscito a dire un semplice ciao.

Basta, esco a fare due passi, ho bisogno di schiarirmi le idee e cercare un po’ di concentrazione, questo maledetto progetto merita più attenzione e non mi va di fare figuracce col cliente. Solita passeggiata fino al mare, solito scoglio dove sedersi e fissare l’orizzonte in cerca di ispirazione. Forse ci sono, credo di sapere come concludere il progetto, ma ho ancora in testa il pensiero di lei che mi passa davanti. Sto pensando troppo a lei. Tanto.

 

Rientro a casa, apro il portone e sento dei passi dietro di me. Sono inconfondibili tacchi di donna e sembrano prima rallentare e poi fermarsi, non faccio in tempo a voltarmi che una voce, quella voce, mi anticipa: “Ciao inquilino del secondo piano, sei stato tutto il giorno qui sul portone?”, questa volta riesco a rispondere prontamente: “Ciao sconosciuta, mi chiamo Marco e no, non sono rimasto tutto il giorno qui”, insieme facciamo il piccolo tragitto dal portone all’ascensore, le apro la porta, lei mi guarda e io mi perdo in quel mare che ha nei suoi occhi. Ridendo mi chiede a che piano dovessi andare, ridendo rispondo “secondo grazie. Ma oltre ad essere simpatica hai anche un nome?”, mi risponde con un sorriso che mi toglie il respiro. “Hai ragione, scusami. Mi chiamo Angelica e vado all’ultimo piano”. Troppi pochi due piani per fare due più due e troppo pochi due piani per poter aggiungere altro, troppo pochi due piani soprattutto se si è timidi. Arrivo al piano, saluto Angelica e maledicendo la mia timidezza infilo le chiavi nella toppa. In quel momento il due più due si completa: Enrico cazzo! Enrico abita all’ultimo piano, Enrico è fuori per lavoro e lei abita da Enrico. Ecco perché sa dove abito e sicuramente sa anche il mio nome. Angelica potevi dirlo no? Enrico anche tu potevi dirmi che avevi un’amica così.

 

Mentre mi faccio tutti questi ragionamenti da solo, vado in cucina in cerca di qualcosa da preparare. Ma mentre apro il frigo suona il campanello, spero sia lei. Apro la porta, è in tuta e mi piace ancora di più, ha una busta con sé.

“Hai fame vero? Io si. Mangiamo insieme? Hai del vino?”

Troppe domande, cerchiamo di fare ordine. “Si, ho fame. Ok mangiamo insieme. Si forse qualche bottiglia dovrei averla. Ma c’è un problema, ho appena aperto il frigo e ci sono solo delle melanzane e del pesto”.

“Perfetto. Tu ora fai una cosa per me ok? Vai a prendere il miglior vino che hai, apri la bottiglia e riempi due bicchieri, poi prendi quello sgabello e mi guardi mentre cucino. Prometti?”

Per fortuna ho un cliente che mi paga con bottiglie di vino. “Bianco o Rosso?” le chiedo pregando che la risposta non sia diversa da queste due varianti.

“Rosso va benissimo”.

Apro la bottiglia, verso il vino nei calici, prendo lo sgabello e mi siedo. La guardo e rimango nuovamente senza respiro. Sei bella Angelica, non ho mai visto una donna prendere il pieno possesso della mia cucina così come lo stai facendo tu. Sai perfettamente dove sono le cose, la pentola sotto, i piatti sopra, le posate nel cassetto.

La osservo mentre prende le melanzane dal frigo, le lava e le inizia a tagliare con maestria, fa la stessa cosa anche con i pomodorini mentre prepara la pentola con l’acqua per le orecchiette. Ci sai fare ai fornelli Angelica.

“Caro Marco tu non ci crederai ma il pesto e le melanzane sono perfette per il resto degli ingredienti che ho con me. Avrei fatto un semplice piatto di orecchiette fatte in casa con pomodorini saltati e cacioricotta ma con le melanzane e il pesto io e te faremo grandi cose.”

La guardo e sorrido dicendole: “Enrico non mi ha detto nulla di te”.
“Ah ci sei arrivato finalmente? Enrico ha la testa tra le nuvole come al solito, è troppo preso dal lavoro. Io sarò qui solo questi tre giorni per lavoro. Mi ha parlato di te, ha detto che sei timido, che mangi tanto, che sei pigro e che proprio per questo hai avuto meno donne di lui”.

Che stronzo che sei Enrico.

 

Parliamo di tutto, lavora per una multinazionale e vive a Milano, io le parlo un po’ di me. Mentre continuiamo a parlare apparecchio la tavola. Dovremmo esserci, la vedo scolare la pasta e saltare le orecchiette con melanzane, i pomodorini e il pesto.

“Vieni, sediamoci a tavola. È pronto”, prende il cacioricotta è lo grattugia dando una spolverata sui due piatti fumanti.

“Ha un nome questo piatto? Sembra buono”.

“Sembra buono non è un complimento da fare ad una donna che ti ha preparato qualcosa da mangiare. Questo piatto è buonissimo e sono le Orecchiette con melanzane profumate al pesto. Mangia ed elimina quel sembra”. Ride.

Angelica hai ragione, sono incredibili. “Ok ritiro il sembra e ti faccio i miei complimenti. Sono davvero ottime”. Rido.

“Ma sei davvero pigro come dice Enrico?”

“Enrico esagera sempre e dice un po’ di cazzate. Un po’ sono pigro, lo ammetto, ma non c’entra nulla con le donne”.

“Marco, ho solo tre giorni di tempo, sono qui, a casa tua adesso e sono anche un po’ brilla. Sei pigro o no?”

“Angelica, sono brillo anche io, la pasta è ottima, tu sei bellissima e mi piaci. Ma questa non è pigrizia, chiamala come ti pare ma questa non è pigrizia”.

“Bravo Marco. Enrico dirà anche un po’ di cazzate ma mi ha detto che sei anche un bravo ragazzo. Ti meriti un premio”. Si avvicina verso di me allungandosi sulla sedia, mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Dura tanto. Ed è bello. Bellissimo.

 

Angelica non so cosa succederà stasera, non so se domani saremo ancora insieme, non so se una volta andata via ci rivedremo ancora. Voglio solo che questo bacio duri il più a lungo possibile. Fanculo alla timidezza e alla pigrizia. Fanculo Enrico.