Cibo, cucina, dolci e cake design sono il trend del momento.
Arcinoti programmi di sfide culinarie si affiancano a programmi di ricette più o meno semplici, il web è stracolmo di blog in cui si leggono consigli di cucina ma anche esperienze personali con il cibo e perché no, tutorial e ricette varie.
Questa attenzione al cibo comporta parallelamente l’attenzione alle immagini che vengono allegate alle ricette e ai racconti che leggiamo attraverso le parole ma che possiamo leggere anche attraverso uno scatto.
Molti fotografi professionisti sono specializzati in food photography, letteralmente fotografia di cibo. Questo genere di foto ha un ampio mercato: basti pensare ai food blogger, alle riviste di cibo, ai menù nei ristoranti e ai libri di cucina, senza andare lontano.
In apparenza è una tipologia di foto particolarmente semplice: “che ci vuole a fotografare un piatto di pasta?” dirai.
Ebbene, la food photography in realtà è molto più difficile di quanto sembri.
Come ogni genere fotografico che si rispetti, anche questo ha le sue regole.
La prima ovviamente è quella di comunicare qualcosa. Ma cosa?
La food photography deve coinvolgere l’osservatore provocandogli una sensazione o un’emozione: l’acquolina in bocca davanti ad un piatto di pasta, la voglia di calore osservando una tazza di thè o anche il divertimento di un momento tra amici in occasione di un aperitivo. Insomma la food photography al pari di altri generi deve generare una connessione con chi la osserva.
Adesso che abbiamo chiarito quale deve essere la nostra linea guida, dobbiamo tenere in considerazione molte altre variabili che analizzeremo un po’ alla volta: