asdasdSiamo in macchina da quattro ore, fuori ci sono circa 40 gradi e lei si è appena svegliata.

“Sei sicuro di aver preso tutto?”

“Sì. Tranquilla, se abbiamo dimenticato qualcosa, troveremo tutto. Pensa che in Sicilia ci sono anche i supermercati, i bancomat e anche le farmacie”.

“Scemo. Ho sempre la sensazione di aver dimenticato qualcosa”

“Non è una sensazione. Qualcosa qualcosa l’avremo dimenticata sicuramente”

“Ecco appunto. Ma quando arriviamo? Non vedo l’ora di arrivare”

“A chi lo dici. Mancano solo 4 ore”. Pronuncio quel ‘solo’ in modo ironico, speranzoso, ma so che una volta Sicilia, nel tratto da Lentini a Ragusa saremo in mano alla provvidenza. Se per caso davanti a noi, in quei quasi 80 Km di strada, capiteranno uno o più Tir arriveremo molto più tardi.

Questo giro della Sicilia ce lo siamo programmati per bene: una volta sbarcati a Messina, giù in picchiata verso Ragusa. Ci giriamo tutta quella zona per qualche giorno: Noto, Siracusa, Marzamemi, Vindicari, San Lorenzo, Modica e poi Agrigento, Sciacca e Trapani e Favignana come tappe finali.

“Ma posso chiederti perché dobbiamo passare per forza da Ragusa?”

“Di nuovo? Ma te l’ho già detto! Se andiamo in Sicilia dobbiamo passare da Ragusa a casa dei miei zii. Per forza! E poi vedrai che non ti pentirai di aver visto quella zona. Fidati una buona volta”

“Ma che palle però”.

Le darei un bacio ma resisto. Discutiamo da mesi per questa storia. ‘Voglio stare senza pensieri, non voglio preoccuparmi di come comportarmi, voglio stare in vacanza senza formalismi’, ecc…ecc…Tutto giusto e tutto corretto per chi non conosce i miei zii. Ho provato a descriverglieli, a tranquillizzarla, a cercare di spiegarle come loro siano gli zii più tranquilli del mondo ma a questo punto deduco che non ci sia riuscito a pieno.

“La macchina è mia e decido io” Le rispondo sorridendo.

Finalmente siamo a Villa San Giovanni e ci imbarchiamo sul traghetto. Lei non è mai stata in Sicilia io sì, tante volte sia per lavoro che per cerimonie varie. Matrimoni, battesimi, comunioni; credo di aver a curriculum tutto avendo zii sia a Ragusa e che in provincia di Agrigento. Fidatevi un matrimonio siciliano è un’esperienza unica e impegnativa: bisogna avere il fisico.

“Che si mangia in Sicilia?”

“Eh…che si mangia in Sicilia. Questa è una bella domanda. Si mangia tanto questo è poco ma sicuro”

“Oh dai, dimmi una cosa tipica”

“Arancini”. Si lo so, è troppo facile rispondere così, ma è la prima cosa che mi viene in mente quando sono sul traghetto verso Messina. Sicuramente sono condizionato da quelle bombe a mano a forma appuntita farcite di riso e tanta altra roba presenti al bar del traghetto ma il mio è un pensiero automatico: traghetto-sicilia-arancini.

“Ma dai, anche noi abbiamo gli arancini. È un prodotto di rosticceria. Prova ad impegnarti di più”

“Ok ci provo. Cannoli, granite, brioches con granita, il cous cous e pasta alla Norma. Ma comunque gli arancini di qui sono un’altra cosa”.

“Minchia”

“Brava Minchia è la parola giusta”.

Adoro quella sua spontaneità. La bacio sul ponte della nave con Messina che si avvicina sempre di più. “Mi fa piacere che alla parola minchia ti sia scattato il romanticismo”

“Ti amo anche io” e rido divertito.

Ci siamo ormai, mentre ci avviciniamo alla macchina mi arriva un messaggio. È mia zia: “Tra quanto arrivate? Ovviamente ti ho preparato un bel piatto di pasta. Ovviamente come piace a te”.

Lei mi vede attento nella lettura del messaggio e col sorriso stampato in faccia e mi chiede: “Chi è?”.

“Mia zia”

“Dai, non dirmi che ti ha detto che non può più ospitarci!”

“Ancora? Ma la vuoi finire? Vedi che se continui ancora, appena arriviamo lì, ti faccio fare un bel po’ di figure di merda”.

“No, no dai, ok, ok. Non insisto più. Promesso”.

Le darei un bacio. La bacio, se lo merita.

Di nuovo in macchina verso Ragusa è quasi ora di cena, fortunatamente non ci sono camion e tutto sembra andare per il verso giusto. Il navigatore mi dice che tra venti minuti arriveremo a destinazione.

“Ho fame” mi fa lei.

“Pure io ho fame. Mia zia ci ha preparato la cena”.

“Come cucina tua zia?”

“Ecco, hai presente tutte quelle cose che ti ho detto sul traghetto?”

“Siiiii. Tutto? Sa fare tutto?”

“No. Mia zia non sa cucinare”

“Ma come? Nata in Puglia e vissuta in Sicilia per anni, non riesce a farci neanche un piatto di pasta?”

“No. Lei è la pecora nera della famiglia, non sa cucinare. Stasera sarà roba di pizze.”

“Va beh. Meglio di niente”

Le darei un bacio ma questa volta mi trattengo. Visto che ci ha creduto continuo a reggere il gioco.

Arriviamo finalmente dai miei zii. Scatta il momento delle presentazioni con i soliti convenevoli dove io mi diverto un sacco facendo qualche piccola battuta per metterla un po’ in difficoltà ma lei si destreggia alla grande. Anche adesso le darei un bacio ma mi trattengo.

Mia zia ci mostra la nostra stanza. Siamo soli. Ora la bacio, lei mi bacia. La amo.

Andiamo in cucina, la porta è chiusa ma si sente un profumo incredibile. Io so già cosa aspettarmi, lei non ha la minima idea di cosa possa esserci dietro quella porta. La apro e oltre a mio zio seduto a capotavola c’è la tavola completamente imbandita con ogni bendidio. C’è tutto, è un mix tra cucina Pugliese e Siciliana.

Lei si gira di colpo verso di me, mi guarda e mi tira un calcetto. Le darei un bacio per farmi perdonare, ma ci sono i miei zii, mi vergogno.

Mia zia è ai fornelli, sta friggendo le melanzane. Lei mi lascia e le si avvicina chiedendole: “Cosa sta preparando?”. Mia zia si volta verso di me e ridendo le risponde: “Questo è il piatto preferito di Marco. È la pasta alla Norma”

Le vedo parlare con mia zia che cerca di spiegarle come si cucina. Le fa vedere come friggere le melanzane, come preparare il sugo, il tipo di pasta da scegliere e il tipo di ricotta da grattugiare sulla pasta. Cucinano insieme il mio piatto preferito. La vorrei baciare, ma è impegnata.

Finalmente a tavola mangiamo, parliamo, ridiamo. Lei è completamente a suo agio e quasi non mi considera per tutta la sera. Lo fa apposta, lo so. La amo.

Siamo finalmente a letto nella nostra stanza.

“Sei uno stronzo”

“Perché?”

“Perché mi hai preso in giro”

“Dai non è mica la prima volta”

“E anche perché non mi hai descritto così bene i tuoi zii. Sono spettacolari”

“Ma come?? Te l’ho spiegato mille volte”

“Si va beh. Hai sempre ragione tu”. Mi bacia, come piace a me. Facciamo l’amore.

Il giorno dopo mi sveglio prima di lei la vedo dormire. È bellissima.

La vorrei baciare. La bacio.

“Buongiorno amore”.