Ha detto che si veste da Jason, quello di venerdì 13. Tutto nero e con una maschera sulla faccia.

Perfetto.

Nulla di più semplice. Appuntamento a casa sua alla festa di Halloween. È da giorni che prepara tutto. Le piacciono i dettagli.

E le feste a tema sono le sue preferite.

Ha intagliato quattro grosse zucche. Le fanno male ancora le mani. Sperava fossero più mature. Non so chi le ha detto che quelle arancioni non sono buone da mangiare. Una allora l’ha scelta dal giardino del vicino che non le usa e ne ha di commestibili. Ogni anno gliene regala. Ha tenuto la polpa per farci la vellutata di zucca.

È buona da mangiare col salamino. Una volta un amico gliel’ha fatta e dopo sono finiti sul pavimento a fare l’amore. Alla faccia dei cibi afrodisiaci.

Quindi vai di vellutata e di zucche intagliate.

Ha anche decorato tutta casa: un po’ di ragnatele finte, caramelle a forma di bulbi oculari, dolcetti e scherzetti, ovviamente alcolici e un po’ di vin brulè, come vuole la tradizione da queste parti.

Ha già preparato l’abito da Morticia Addams: sexy, nero, scollato, una cosetta fatta apposta per accarezzarle le forme e fargli ricordargli perché insiste a frequentarla ancora.

Il party sarà come sempre affollato: ha invitato un sacco di gente e ha dato il permesso di chiamare amici di amici.

Le sue feste sono mitiche. C’è sempre qualcuno che finisce a chiudersi a doppia mandata in bagno, non è una novità.

L’altra volta c’era gente che è andata a pisciare sulle begonie in giardino perché i tre – a ‘sto giro erano in tre- si sono chiusi in bagno e ne sono usciti due ore dopo. Fortuna che ha anche la lavanderia al piano di sotto.

Questa volta saranno circa un’ottantina, sempre se nessuno comincia a dare buca. Obbligo di mascherarsi. Per tutti, nessuno escluso.

Per ora tutto bene. Come sempre dalle 22,00 in poi la festa prende vita. Bisogna abbondare di alcol e verso le 23 tutto diventa più interessante. Le prime coppie si sono già appartate.

L’appuntamento con lui è sul terrazzo, vicino alla zucca intagliata, quella che con ogni probabilità mangeranno il giorni dopo, a cena, se lui avrà voglia di fermarsi. Arriva da Milano e di solito passa la notte con lei.

Infatti lo vede.

Non è esattamente al punto prestabilito, ma un po’ più in là.

È di spalle. Si sta sistemando la maschera bianca, si vede che l’ha spostata per bere, perché effettivamente non ci sono i fori per la bocca.

Lo raggiunge.

Sono di poche parole.

Gli sorride, gli tocca una mano, lui non si era accorto di lei.

Sente il suo sguardo da sotto la maschera che la accarezza sui fianchi e tutto attorno.

È dimagrito dall’altra volta. E ha messo su più muscoli. Glieli accarezza attraverso il tessuto spesso della maglia. Lui la lascia fare e le appoggia una mano sulla sua.

Con la maschera non lo può baciare. Meglio, pensa, perché anche lei è piena di trucco e a lui non piace il maquillage addosso. E poi così sembra tutto più proibito.

– Ti piace la festa?

Lui fa cenno di si con la testa, lentamente… si vede che si è proprio calato nel personaggio.

-Stai bene – Gli dice.

Lui la fissa ancora, sul seno, sui fianchi…

Allora gli prende la mano e lo porta verso le scale. Scendono nel giardino. Lo guida lentamente in piscina, facendosi largo tra i conoscenti a forza di sorrisi e saluti; arrivano dove ci sono delle lounge a baldacchino… ci ha fatto mettere della candele attorno. Creano un effetto vedo non vedo. Il fatto è che sono arrivati tardi: le tre postazioni sono già occupate e qualcuno nella prima ci sta dando dentro davvero. Dalla coda che si vede penzolare oltre la silhouette di Iron Man, probabilmente quella a quattro zampe che ulula come una cagna è la donna gatto.

Sente uno scossone: è lui che senza pensarci troppo la sta portando verso il folto del giardino.

Lì è davvero tutto buio. Molto. La porta dietro a un albero e la spinge contro la corteccia. Meno male che il vestito da Morticia è molto elastico: non ha aspettato neanche di capire se si può slacciare, glielo alza fino in vita e le abbassa con una mano il perizoma.

Non ha aspettato, non le ha chiesto nulla. Sente tutta l’urgenza di lui.

Di solito tasta col dito la sua eccitazione, a questo giro no, le entra dentro di forza caldo e feroce. Lo sente respirare alle sue spalle, ansima mentre la tiene schiacciata contro l’albero. Non può far altro che divaricare un po’ di più le gambe perché altrimenti così fa male. Non se lo ricordava così alto, forse perché di solito scopano sdraiati, non in piedi così.

Le mani di lui le guidano i fianchi in un colpo su colpo, in un pompare continuo contro il suo sesso. Sembra concentrato solo su quello.

Toglie una mano solo per strattonarle la scollatura e stringerle un seno nel palmo, forte, fino a farla urlare. È diverso dalle altre volte. Molto più carnale, molto più intenso.

I colpi la tengono contro l’albero, è più abbracciata alla corteccia che a lui.

Nessun bacio, nessun sussurro dolce, solo questo, solo sesso dato con foga. Sente la maschera praticamente appoggiata alla nuca, in un ansimare ritmico e animalesco.

Poi i colpi si fanno più vicini, più intensi, sente il sesso che gli si ingrossa e poi viene. Trattiene un gemito, sente solo espirare una sillaba di piacere dai fori della maschera bianca. Tutto qui. Rallenta e appoggia entrambi i palmi all’albero, schiacciandola contro, svotandosi come lei fosse solo una latrina. Non sa perché le ricorda proprio quello.

Lei non è venuta. Però la sua eccitazione è al culmine. Le fanno male le ossa, le grandi labbra bruciano. È quasi felice che abbia smesso.

Prende fiato: sono entrambi sudati. Sente l’odore di lui traspirare dal tessuto sintetico della maglia.

Lei sa che avrà l’interno coscia che colerà sperma tra non molto, a tradimento, quando il corpo deciderà di farlo uscire.

La lascia così, china contro il tronco. Si alza la zip. Lei neanche lo sente allontanarsi, realizza solo dopo che è sparito.

Appena si riprende dall’ubriacatura dell’eccitazione si abbassa l’abito e controlla lo stato del decolleté: ha dei segni rossi perché la corteccia graffiava e lui non ci è andato leggero.

Si ricompone e torna verso casa. Per fortuna il bagno non è occupato come l’altra volta. Quando si guarda allo specchio vede il trucco un po’ sfatto, le labbra gonfie ancora di piacere e gli occhi di chi ha avuto quello che voleva.

Sorride a quel viso che ora sembra più rilassato, nonostante non sia venuta l’espressione che le lascia in faccia il sesso la fa sentire bella. E oggi quella foga le è piaciuta davvero molto. Si è sentita desiderata.

Si sistema e prende un po’ di tempo per rimediare all’abito: è strappato proprio sullo scollo ma nonostante tutto può sembrare ancora più reale.

Esce, saluta un paio di persone non ancora completamente ubriache, e intravede la donna gatto. Se ne sta accoccolata al braccio di Iron Man che sembra molto più interessato alla birra che a lei.

Poi lo vede. È in fondo al salone. Strano, si è cambiato d’abito. Ora ha addosso un abito da vampiro. Curioso: non lo faceva così vanitoso

Gli si avvicina. Lui la abbraccia e le dice ‘ciao, come stai?

-Secondo te? – Risponde languida, piena di gioia.

Ti sei cambiato? Non stavi male neanche prima.

Lui la guarda perplesso.

L’abito da venerdì 13…

Ah, quello? No, l’avevano già affittato al negozio. Era rimasto solo questo. Sta un po’ largo, ma che dici? Può andare no?

Lui resta a fissarla mentre lei realizza che ha appena fatto dell’ottimo sesso con uno sconosciuto travestito da assassino. Tra qualche giorno sarà meglio fare l’esame dell’HIV. Molto meglio.

Lui comincia a parlarle della vellutata di zucca che lei gli ha promesso ma no, decisamente in questo momento non ha voglia di pensarci.