Lo ammetto: alla tenera età di 34 anni io non sono ancora in grado di fare il nodo della cravatta; credo di averle provate tutte, dai tutorial su YouTube, alle lezioni private di mio padre. Questa volta però, mi tocca metterla obbligatoriamente. Il testimone dello sposo, non può non indossarla, così mi ha imposto Claudio: lo sposo.
Come al solito la puntualità non è il mio forte, è tardi e a quest’ora dovrei già essere in macchina, ma sono ancora alle prese con questa camicia, mi infilo i pantaloni, allaccio le scarpe, prendo la giacca e la cravatta ed esco al volo.
Nell’ascensore provo a farmi il nodo della cravatta, il risultato è come al solito pessimo ma pazienza. Mentre cerco di convincermi che il nodo possa andar bene, l’ascensore si ferma ed entra una coppia di ragazzi. Li vedo super eleganti, decisamente più di me, e la domanda sorge spontanea.
“Matrimonio vero?”
“Si. Anche tu?” risponde il ragazzo.
“Si, immagino sia lo stesso. Claudio e Fabiola”, rispondo io preoccupato per il ritardo.
“Si, anche noi. Amici della sposa.”, risponde la ragazza.
“Io sono Marco, sono amico dello sposo e sono in super ritardo. Posso farvi una domanda a cui dovete rispondermi con estrema sincerità?”.
“Io sono Federica e lui è Paolo e si, certo puoi farci una domanda.” risponde sempre la ragazza sorridendo.
“Ma il nodo della mia cravatta, fa schifo?”.
Scoppiano a ridere di gusto, arriviamo alla reception, reggo il gioco della battuta, mi metto a ridere anche io e scappo verso la macchina salutandoli.
Caro Claudio il matrimonio a Roma, alle 16 non è stata una grande idea, ma non credo sia il momento giusto per dirtelo. Stranamente sono in orario, orgoglioso mi avvicino all’altare per abbracciare Claudio e Luca, l’altro testimone.
Claudio mi saluta e poi pronuncia queste testuali parole: “Ma che gran cacata di nodo che ti sei fatto oggi. Complimenti”.
“Ciao Carlo, grazie. Come sei dolce.”
Mi avvicino a Luca, che non mi dice nulla, mi sorride, mi toglie la cravatta e da buon impiegato di banca mi sistema il nodo alla perfezione.
Arriva Fabiola, inizia la marcia nuziale, mi commuovo. Vedere il tuo migliore amico sposarsi è una bella botta. Ti fai mille domande e i pensieri iniziano a volare liberi: ti chiedi quando capiterà a te, pensi agli altri tuoi amici già sposati con prole, inizi a fare due conti e subito ti rendi conto di essere rimasto uno dei pochi single di tutta la comitiva e che forse è il momento di crescere.
Claudio e Fabiola sono ufficialmente marito e moglie e io ho messo anche una bella firma a suggellare la loro unione. Esco dalla chiesa con le mani in tasca e un sorriso stampato in faccia, mi consegnano il riso da lanciare e sento qualcuno che mi tocca la spalla dicendomi: “Ma quindi tu sei il famoso Marco il testimone?”
Mi giro, la voce non mi era nuova. Federica. “Si, io sono Marco il testimone. Sul famoso possiamo anche parlarne”.
Lei mi sorride e mi dice: “La cravatta ora va decisamente meglio. Famoso perché Fabiola mi ha parlato di te”.
Sarei curioso di sapere in che termini Fabiola abbia potuto parlarle di me ma sorvolo e nello stesso tempo gli sposi escono, lei mi ruba il riso dalle mani e inizia a lanciarlo. Non vedo Paolo vicino a lei, strano.
In sala sono il primo al tavolo, vorrei togliermi la giacca ma forse è ancora troppo presto per poterlo fare. Leggo il menù, mi diverte un sacco leggere i nomi che vengono dati alle creazioni degli chef. Tra i vari piatti c’è sempre un piatto che ha un letto. Fateci caso, ad ogni matrimonio c’è un piatto con un letto di qualcosa. Lo trovo anche su questo menù ma mi colpisce particolarmente: è familiare, molto familiare. Letto di fave con cipolla e olive leccine. La Puglia praticamente.
Arrivano gli altri al tavolo, in tutto siamo 10 e ci sono anche Federica e Paolo. Luca e Fabio mi si siedono accanto, di fronte a me si siede Federica ma Paolo non siede al suo fianco, si siede tra Giulia e Roberta, altre due amiche di Fabiola che non vedo da una vita.
Federica ma quindi sei qui da sola? Perché mi guardi? Vuoi dirmi qualcosa? Le sorrido e iniziamo a mangiare.
Mentre sorseggio un calice di vino bianco osservo i miei compagni di avventura. Paolo si è scoperto essere il nuovo fidanzato di Roberta; Giulia flirta con Fabio; Luca discute animatamente con Flavia, sua moglie, e Alessandro di politica, la sua passione fin dai tempi di scuola; Davide è il vicino di Federica, parlano tanto, o meglio lui parla tanto, lei ascolta e sorride. È bello vederla sorridere, si vede che non è interessata a ciò che dice Davide ma non vuole essere scortese, appena può però, si gira verso Giulia, ma lui riattacca. Davide si alza un attimo lei si gira verso di me e mi guarda con una faccia buffa, so cosa mi vuole dire, è una richiesta di aiuto. Io la guardo, mi tocco la cravatta, scuoto la testa facendo segno di no e sorrido. Lei fa finta di arrabbiarsi e sbuffa.
Arriva il secondo primo finalmente, quello che aspettavo. È squisito, e l’abbinamento con cipolla di rossa, pomodorini e olive leccine lo rende perfetto. Forse solo mia nonna avrebbe potuto far meglio: complimenti chef!
Pulito il piatto con una bella scarpetta vado a fumare una sigaretta.
“Sei uno stronzo”, toh! è Federica che mi ha raggiunto.
“Dai, Davide è un bravo ragazzo. Forse un po’ logorroico ma simpatico”
“Ci sta provando spudoratamente”
“E beh? Non ti piace? Sei fidanzata? Diglielo no!?”
“Non mi piace, non sono fidanzata e non è carino dirglielo. E tu resti comunque un poco stronzo, così come mi avevano detto” ride.
“Oh chiariamo sta cosa? Chi ti ha detto che sarei stronzo? Perché si parla di me?”. Non sono stronzo, questa è una falsa diceria, sono il più tenero dei romantici e tu Federica inizi a piacermi, soprattutto quando fingi di arrabbiarti.
“Dicerie, voci di corridoio”.
“Tu credi alle voci?”
“Non lo so, un po’ stronzo mi sembri però”
“Di la verità, sii sincera. Cosa pensi di me?”
“Sei buffo, fai ridere…”
“Ah bene”
“Aspetta non ho finito. Dicevo, sei buffo, fai ridere, non sai farti il nodo della cravatta, non ami particolarmente i matrimoni, sei qui solo perché si sposa il tuo miglior amico, sei pigro, il piatto di fave lo hai mangiato come se fosse l’ultima cosa presente sulla terra e in ultimo il tuo alito puzza di cipolla”
Colpito e affondato. Ha azzeccato tutto, devo solo capire se la questione alito è così evidente. “Allora, cara Federica, grazie per la sincerità. Secondo me hai saltato la parte degli aspetti positivi, comunque il problema cipolla credo sia comune a tutti quelli che hanno mangiato quel piatto spettacolare”.
Cerca di trattenere un sorriso e mi chiede: “E tu, cosa pensi di me?”
“Federica è una ragazza dall’animo gentile, disponibile con tutti, anche con i logorroici, le piace ascoltare e stare in mezzo alla gente. Simpatica fino a qualche minuto fa, un po’ mi piaci, o meglio mi piacevi fino a qualche minuto fa. E poi c’è anche la questione cipolla, vorrei capire se anche tu…”
Ora la sua risata è libera, senza freni, è bella. Federica dove sei stata tutto questo tempo? Claudio e Fabiola dove l’avevate nascosta?
“Ecco che le dicerie continuano a confermarsi…”
“Ma ti sembra normale che uno deve farsi mille problemi per dire ad una donna che gli piace? Federica tu mi piaci. Me ne frego di quello che ti hanno detto, tu adesso, stasera, qui a Roma mi piaci. Ora però rientriamo che c’è Davide che ti aspetta”.
E io rientro sul serio. Mentre attraverso la sala, Federica mi prende la mano e mi tira a sé, c’è la musica, è un lento, balliamo, odio ballare. “Odi ballare vero? Ci conosciamo da qualche ora, mi dici che ti piaccio e te ne scappi così?”
“Si odio ballare, adesso ti rendi conto che l’attenzione di tutta la sala è su Marco che sta ballando con quella ragazza coi capelli corti e gli occhi bellissimi”. Lei sorride di nuovo e mi dice: “Ok ti bacio, non voglio discutere ancora. Lo faccio solo per dare un segnale a Davide”. Mi bacia, lì, davanti a tutti, in lontananza sento Luca e Fabio che urlano frasi indicibili, Claudio e Fabiola si avvicinano ballando e Claudio ridendo dice: “Ragazzi non esagerate che mia nonna è una donna di altri tempi”. Ci fermiamo e come il più tenero dei romantici le dico: “Anche tu hai mangiato le fave. Buonissime!”
Ride di nuovo, mi bacia ancora e ancora. Non so questi baci dove porteranno ma forse è arrivato il momento di diventare grandi, le chiedo se sa fare il nodo della cravatta. Mi risponde di sì e a quel punto la bacio io.