Le chiedo se ha voglia di camminare un po’. È tanto che non facciamo due passi. Un’eternità. L’ultima volta deve essere stata senza di lei, adesso che ci penso. In un contesto diverso, vacanziero, di quelli che ti mettono a posto i pensieri e l’anima. Non ricordavo l’ebbrezza di farsi accarezzare i pensieri dall’aria fresca. È una regola fisica, camminando i pensieri si levigano, e tutto sembra più chiaro.
“Perché non abbiamo preso la macchina?” – mi chiede, il suo passo è incerto, come se da un momento all’altro io possa cambiare idea sul da farsi.
“È una bella serata, hai visto quante stelle?” – rispondo convinto, come so fare io.
“Brillano spesso, ma prendi sempre la macchina. Devi dirmi qualcosa?”
Chissà perché una donna pensa sempre che tu stai per dirle qualcosa, se cambi un’abitudine. E certo che vorrei dirti qualcosa, altrimenti avrei preferito prendere la macchina e alzare il volume della radio. Guardarti ogni tanto per assicurarmi che ci sei, che non hai cambiato idea su di me. Prenderti la mano e posarla sulla mia, mentre la tengo, ferma, sul cambio. Mi dà sicurezza la tua mano sulla mia. Quando mi segue se passo dalla terza alla quarta; in quel tuo gesto c’è tutta la tua fiducia. Ma stasera no, non ho voglia di guidare.
“No, non devo dirti niente. Volevo solo fare due passi” – mi infilo le mani nella tasca del giubbotto per rafforzare l’idea. Fa freddo, e per lei è sempre una pessima idea camminare a piedi se non è primavera. Me lo fa capire tremando. Ad alta voce.
“Mi stai lasciando?” – dice inaspettatamente.
Un ragazzo sul motorino al semaforo ci sorride. Sembra voglia tranquillizzarci, ha la faccia di uno che non vuole che questo accada. Di uno che ha capito. È il ragazzo che porta le pizze. L’avrò visto tre volte in vita mia, e non avevo mai i soldi giusti da dargli. Gli ho sempre lasciato mance cospicue, ma non credo sia per questo che mi sorride. La sua empatia mi da coraggio.
“Non hai fame? Ti va di mangiare una pizza?” – le dico, mentre mi faccio sorprendere a consultare l’orologio.
“Dove la troviamo una pizzeria aperta a mezzanotte?”
A Bari c’era una pizzeria che apriva di notte. Lavorava da mezzanotte in poi, ed era sempre piena. I nullafacenti come me ci andavano a nozze e io la trovavo un’idea geniale. Fosse per me aprirei tutto, di notte. Pizzerie, librerie, supermercati. Soprattutto supermercati. Sono tre settimane che non faccio la spesa, esco sempre tardi da lavoro e finché qualcuno non troverà una soluzione per me, io continuerò ad arricchire i ristoratori. Di solito quando faccio questi pensieri penso sempre “adesso apro un supermercato notturno”. Sono nato imprenditore, ho la soluzione per tutto. Dove vedo un problema io trovo la soluzione. Poi non la realizzo mai. Per questo ho fatto il giornalista, sarei stato un pessimo imprenditore, oltre che un pessimo figlio e un pessimo fidanzato. Invece, almeno, sono un bravo giornalista.
“A Bari c’era una pizzeria che apriva di notte” le dico.
“Interessante, pensi che da qui sia raggiungibile a piedi oppure preferisci fare questi 800 Km in macchina?” – mi guarda con aria ironica, ma non è quell’ironia che le sta bene addosso. Piuttosto è quella che la fa diventare più brutta e io cerco sempre di memorizzare quel tipo di espressione. Mi aiuterà quando non staremo più insieme, se un giorno dovesse accadere. A dimenticarla più in fretta.
“Si chiamava il Bugigattolo, chissà se c’è ancora”
“Pensi di continuare a delirare per molto? E comunque non ho fame, mi è passata” – incrocia le braccia.
Ora, non so voi che tipo di donne avete frequentato. Quelle che ho frequentato io fanno parte di quel campione che quando vuole comunicare disapprovazione incrocia le braccia e continua a camminare. Non c’è niente di più invalicabile al mondo. Hai due possibilità: proseguire la passeggiata in silenzio e affrettare il passo per arrivare prima possibile alla meta, ma questa è una possibilità che scarto visto che sono stato io a proporre di andare a piedi, oppure fermarti, guardarla negli occhi, prenderle le braccia e costringerla a cingere il tuo fianco. Con forza. Bisogna essere delicati ma decisi, altrimenti l’operazione fallisce, e badate bene che è una questione di convinzione. Un movimento sospetto, un’esitazione di troppo e siete fottuti, bollati per sempre come inadeguati.
“Volevo accompagnarti a piedi perché è l’unico modo per allungare il tempo. Non voglio sprecarlo” – la guardo negli occhi e lei capisce che sono sincero. Si rilassa. Ritorna serena. Adesso si riavvicina all’espressione che mi ha fatto innamorare di lei.
“Come la fanno la pizza a Bari?” – mi sorride, non senza farmi pesare il fatto che sta soffrendo il il freddo. Ma adesso è tutto più semplice.
“Sottile e leggera, è diversa da quella napoletana, ma a suo modo è molto buona” la rassicuro mettendole una mano intorno al collo.
“Mi prometti che un giorno mi ci porti?”
Non le rispondo. Riprendiamo a camminare. Il silenzio teso di qualche minuto prima si è trasformato in un silenzio di serenità. Le stelle non le ho viste quella notte, ma dopo tanto tempo l’ho baciata senza cintura di sicurezza. Ed è stata tutta un’altra cosa.